lunedì 8 dicembre 2014

Scemo e più scemo 2 di Peter Farrelly, Bobby Farrelly

Al cinema dal 3 dicembre

Una recensione scritta con il cuore a pezzi. Non l'ho mai nascosto e non lo nasconderò neanche ora. Io sono cresciuto con Scemo e più scemo. Non ricordo quando lo vidi la prima volta, ma purtroppo a 6 anni, ancora non andavo al cinema nel 1994, per lo meno non per questi film. Ma ai tempi i miei avevano una videoteca, quindi facile che lo vidi prestissimo, forse l'anno successivo. Non posso neanche ricordare come fu la prima volta, ma di sicuro mi rimase dentro perchè da quel momento l'avrò visto una 40ina di volte.
Lo conosco a memoria, ha segnato il mio umorismo come poche altre cose -Simpson, altro non c'è allo stesso livello-, ha segnato anche la mia amicizia con il mio migliore amico d'infanzia, Alberto, tanto che ci parlavamo quasi solo citando il film, anche ad anni di distanza.  
Il motivo principale del mio amore per questa pellicola era lui, il faccia di gomma, Jim Carrey, che era nei cinema (nello stesso anno, pazzesco) con altre due bombe, il primo Ace Ventura e The Mask. Era decisamente il mio idolo, a parte alcuni calciatori (ero giovane). Volevo diventare lui e nei panni di Lloyd Christmas era geniale. 

mercoledì 27 agosto 2014

Liberaci dal male di Scott Derrickson

Nelle sale dal 20 agosto

In un mercato saturo come quello dell'horror, e con pochi film all'attivo, Scott Derrickson è riuscito a farsi un nome. Era piaciuto molto il suo L'Esorcismo di Emily Rose, con cui si era imposto all'attenzione del pubblico, e probabilmente è piaciuto ancora di più il recente Sinister, su cui il sottoscritto conserva ancora qualche perplessità.
Questo Liberaci dal male però nasce ancora prima, nel 2004, quando il produttore Jerry Bruckheimer chiede a Derrickson di sceneggiare Beware the Night di Ralph Sarchie e Lisa Collier Cool, un resoconto delle misteriose esperienze vissute dall'agente Sarchie (è proprio lui a consigliare a Derrickson il libro su Anneliese Michel, da cui sarà tratto L'esorcimo di Emily Rose). La sceneggiatura però è rimasta nel cassetto per dieci anni, finché lo stesso Derrickson se n'è ricordato e ha deciso di dirigerla personalmente.
Siamo nel Bronx, in una New York quasi irriconoscibile per quanto è cupa e uggiosa. L'agente Sarchie (Eric Bana, ma in origine doveva essere Mark Whalberg) trascura la famiglia per indagare su una serie di crimini apparentemente inspiegabili. Aiutato da padre Mendoza, un prete insopportabilmente cool, scorpirà che i suoi casi hanno a che fare con il soprannaturale.

lunedì 25 agosto 2014

La Sapienza di Eugène Green

Concorso Internazionale


Quando l'ultimo progetto dell'architetto Schmidt viene bocciato, l'uomo sprofonda in una crisi umana e professionale. Per uscirne, decide finalmente di preparare un libro sull'architetto barocco Francesco Borromini, così parte per Stresa insieme alla moglie Aliénor. Qui i coniugi, divisi da un muro di silenzio, si imbattono in una coppia di adolescenti, fratello e sorella. Mentre Aliénor sceglie di rimanere con la ragazza, debilitata da una malattia nervosa, Alexandre continua il viaggio verso Roma con il ragazzo, futuro studente di architettura.

mercoledì 20 agosto 2014

Filmbuster(d)s - Stagione 2 - Episodio 21

Il clima polare e la desolazione delle sale ci avevano fatto sprofondare in un lungo letargo, ma ci siamo svegliati in tempo per l'annuale appuntamento con l'amatissimo Festival di Locarno. Una manciata di filmoni da tenere d'occhio e tanti incontri memorabili: Lav Diaz, Mia Farrow, Pedro Costa, Aleksandr Sokurov, Juliette Binoche e molto altro.

[00:00:30] L'angolo del tripudio
[00:16:40] Locarno - Gli ospiti
[00:45:25] Fuori Concorso
[00:53:12] Cineasti del presente
[01:17:18] Concorso internazionale
[02:03:17] Film dei mesi passati


Buon ascolto!

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giovedì 31 luglio 2014

Sharknado 2 - L'intervista a Anthony C. Ferrante, regista


Anthony C. Ferrante, esattamente oggi 30 luglio, compie gli anni (ma è impossibile scoprire in rete quanti) e per festeggiarli al meglio ha deciso di rilasciare una bella intervista a noi ragazzotti di Filmbuster(d)s. 
Chi è Anthony C. Ferrante? E' il regista di Sharknado e Sharknado 2 - The Second One, in onda proprio questa notte sul canale americano SyFy Channel. Il primo capitolo divenne immediatamente un cult epocale, capace l'anno scorso di mandare in tilt Twitter -c'è chi parlò ironicamente della primavera araba americana- con centinaia di migliaia di tweet, tra cui quelli di Damon Lindeloff e di una Mia Farrow strabiliata. Ad un anno di distanza da quella folle serata, dove mise in ombra persino la premiere di Pacific Rim, vediamo com'è cambiata la sua vita e cosa ci può dire di questo secondo capitolo. 
Il tornado di squali sta per tornare!
L'anno scorso intervistammo lo sceneggiatore, Thunder Levin, l'anno prossimo ppomettiamo Tara Reid)

lunedì 14 luglio 2014

Paranormal Stories di AA.VV.

 Nelle sale dal 10 luglio (ma in dvd dal 20 febbraio...)

Prendiamola alla larga che è meglio. Ve lo ricordate Gabriele Albanesi ? Vi ricordate che dopo due soli (orrendi) lungometraggi (Il Bosco Fuori, Ubaldo Terzani Horror Show) aveva deciso di darsi alla produzione? No ? Beati voi, ma tanto ci sono io a rinfrescarvi le idee. Gabriele Albanesi, classe 1978, entra nel mondo del cinema dalla porta di dietro, quella arrugginita che puzza di piscio, piena di numeri di telefono di transessuali: un giorno, dopo aver visto Zora la Vampira, corre su internet a insultare il film e i due registi, i Manetti Bros. (perché lui è anche critico, lo dice wikipedia). Loro, per tutta risposta, lo ripagano producendo il suo primo film.
Ora, chiunque con il senno (di poi) penserebbe che l'abbiano fatto apposta, per vendicarsi: gli avrebbero dato i soldi, sicuri che avrebbe girato una porcheria (d'altronde basta sentirlo parlare), e dopo lo avrebbero preso in giro a vita come aveva fatto lui. Purtroppo però la porcheria piace, si comincia a parlare di rinascita del genere, e, come se non bastasse, qualche presunto critico mette Albanesi sul piedistallo.

martedì 8 luglio 2014

The Raid 2: Berandal di Gareth Evans


In bluray a settembre

Cosa ci fa un imponente regista gallese in Indonesia ?
Un paio d'anni fa avremmo potuto rispondere: realizza uno dei film di arti marziali più belli e importanti di sempre. Oggi possiamo tranquillamente sostituire "film" con "saghe" e "di arti marziali" con un più generico "action", perché dopo il successo internazionale di The Raid: Redemption, l'instant cult che ha messo d'accordo praticamente tutti, Gareth Evans e il micidiale Iko Uwais sono tornati più agguerriti che mai. The Raid 2 (in originale The Raid 2: Berandal che significa teppista o criminale) comincia esattamente dove finiva il primo, ma paradossalmente la sceneggiatura risale a qualche anno fa, un vecchio progetto di Evans e Uwais abbandonato proprio per relizzare The Raid.
Dopo aver risalito una "pagoda" brulicante di criminali, il poliziotto Rama è pronto a consegnare alla giustizia decine di colleghi corrotti, ma la situazione è più complicata di quello che sembra: il boss che ha stanato nel primo film era solo la punta dell'iceberg, e per fare davvero pulizia dovrà infiltrarsi personalmente nella più grande organizzazione criminale della città, il tutto durante una sanguionosa guerra tra bande.

sabato 5 luglio 2014

Insieme per forza di Frank Coraci

In sala dal 2 luglio.

"Deboli segnali di vita"
Negli ultimi anni Adam Sandler ha contribuito notevolmente e ripetutamente all'abbassamento dello standard -già infimo- in cui era caduta disastrosamente la commedia americana. Da esplosivo talento comico della fine anni 90 -Billy Madison, Un tipo imprevedibileWaterboy, Mr. Deeds, Terapia d'urto, 50 volte il primo bacio fino a Cambia la tua vita con un click del 2006- con una commedia campione di incassi all'anno, è passato di colpo ad essere una sciagura incapace di azzeccare mezzo film.
Era persino riuscito a darsi al genere drammatico con risultati sbalorditivi, scelto personalmente da P.T. Anderson in Ubriaco d'amore e straziante in Reign over me. Poi qualcosa si è rotto irrimediabilmente ed è iniziata una discesa agli inferi che non sembrava conoscere fondo. Io vi dichiaro marito e marito e l'inizio della collaborazione con/scoperta di Kevin James-Dennis Dugan hanno dato il fischio d'inizio, anche se il peggio doveva ancora venire, leggi "peggiore commedia del decennio", Jack e Jill, Un weekend da bamboccioni 2 (a pari merito con Comic Movie, chiaro) e "peggior commedia del secolo" Un weekend da bamboccioni 1, Indovina perchè ti odio

mercoledì 2 luglio 2014

Un milione di modi per morire nel West di Seth MacFarlane

Al cinema dal 9 ottobre.


Dopo anni e anni di serie a cartoni animati -Griffin e le meno note e meno riuscite American Dad e The Cleveland Show (oh shit...)-, Seth MacFarlane è passato nel 2012 alla regia di un lungometraggio in live action. Lo ha fatto forse nel momento migliore della sua carriera, ovvero quando il suo genio creativo e umoristico stava raschiando un barile già molto consumato. Le ultime stagioni dei Griffin sono inguardabili, insensati, non sono più divertenti e si trascinano per 22 minuti a volte senza neanche una vera conclusione. Poco importa che lui magari abbia delegato gran parte del lavoro ad altri autori, la firma sua c'è ancora. 
Era più che necessario un cambio di rotta e di medium perchè no, per un comico dal grande talento e dalla innegabile costanza -=! qualità-. Così ha fatto Ted con Mark Wahlberg, summa della sua carriera, un orsacchiotto parlante, volgare, scurrile, ninfomane e strafatto.  Umorismo un po' infantile, come livello non come sostanza, e un primo passo verso una nuova "maturità". In Ted è presente quella struttura che nei Griffin non era ormai più necessaria o prevista.

martedì 1 luglio 2014

Tutte contro lui di Nick Cassavetes

Al cinema dal 19 giugno.

Come il Pasqualone e la Pasqualina, due recensioni gender type.

Recensione per il pubblico femminile.
Il regista de Le pagine della nostra vita torna con una commedia femminista accusata di essere un plagio di un vecchio libro di Paolo Limiti, quello con il cane Flora Dora.
Carly scopre malauguratamente una sera di essere l'amante di un uomo sposato. La moglie di questi, invece che prendersela a morte, le chiede consigli su come agire e si mettono insieme per ordine una elaborata vendetta. Mentre lo pedinano e si consolano a vicenda, scoprono che c'è addirittura una terza donna, molto più giovane, più sexy, più tutto. La solidarietà femminile porterà anche la terza, Amber, ignara di tutto, a unirsi per farla pagare al bastardone. Perchè nessuna sapeva di essere un amante. 
L'inizio è incerto, il personaggio di Leslie Mann è ambiguo. E' mentalmente ritardata -oh, dice anche rinforzo celebrale- è chiaramente un diversivo comico, rispetto alla fiera Carly-Cameron Diaz, ma è poco femminista, è la classica svampita uscita dalla penna di un uomo (non Paolo Limiti) anche se la sceneggiatrice è donna, Melissa Stack.

martedì 27 maggio 2014

Filmbuster(d)s - Stagione 2 - Episodio 20

Nuova settimana, nuova puntata.
Nel frattempo il festival di Cannes si è concluso, quindi news, domande da casa, un commento sul palmarés e poi tutto su Cronenberg e il suo Maps to the Stars.

[00:00:29] L'angolo del tripudio
[00:10:35] La posta del cuore
[00:31:00] Cannes 
[00:43:10] David Cronenberg
[01:07:00] Maps to the Stars


Buon ascolto!

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lunedì 26 maggio 2014

Maps to the Stars di David Cronenberg

Nelle sale dal 21 maggio
Julianne Moore Prix d’interprétation féminine a Cannes 2014


Maps to the Stars continua quel monologo lungo e alienato su cui piombavano i titoli di coda di Cosmopolis. O ancora meglio, Cosmopolis e Maps to the Stars sono l'ideale continuazione di A Dangerous Method, il molto dopo, quell'oracolo terribile e sibillino pronunciato da Jung mentre scruta le nubi all'orizzonte. Non (solo) la guerra e l'olocausto quindi, ma quegli orrori ancora di là da venire: la tragica perdita d'orientamento che la mano ferma di Cronenberg ha tratteggiato e continua a tratteggiare così bene.
Se Cosmopolis era a suo modo una mappa delle stelle, gli astri nascenti dell'economia che decidono le sorti del mondo dentro bozzoli di sughero e acciaio, Maps to the Stars ci parla delle stelle per antonomasia, i divi e le dive di Hollywood, dopo Wall Street, un altro microcosmo fuori dal mondo e a cui il mondo tuttavia continua a guardare. E Cronenberg ce lo racconta proprio così, attraverso una struttura corale di prototipi e stereotipi che gravitano intorno a Mulholland Drive: abbiamo Havana Segrand (Jullianne Moore, premiata a Cannes), attrice non più giovane che lotta per rimanere a galla e uscire dall'ombra di sua madre. Il suo terapista Stafford Weiss (John Cusack), psicologo/massaggiatore delle celebrità diventato a sua volta celebrità. La di lui moglie, figura insignificante che vive solo per assicurare il successo al figlio Benjie, divo tredicenne con problemi di droga. Jerome Fontana (Robert Pattinson), tipico autista di limousine (echi cosmopolisiani) aspirante attore aspirante sceneggiatore. E in fine, al centro e al di fuori di tutto, Agatha (Mia Wasikowska), la ragazza baciata dalle fiamme salita (o scesa ?) tra le stelle per scatenare un caos purificatore.
Bravissima e bellissima, anche sfigurata
Uno spietato affresco di Hollywood in cui paradossalmente il cinema è il grande assente, sempre distante, fuori campo, relegato a poche brevissime scene in cui viene semplicemente consumato, sulla televisione di una roulotte, oppure sugli schermi domestici, ma sempre a bocconi, piccole scene decontestualizzate e svuotate di ogni significato. Un bene di consumo appunto, che permette ad un'attricetta di mantenere il suo assurdo stile di vita, o di liberarsi di un'ingombrante figura materna. O ancora, squallide commedie per adolescenti che incassano centinaia di milioni e alimentano gli stravizi di attori bambini. Persino il sognatore Jerome, altro prototipo/stereotipo classico dell'ecosistema Hollywood, finisce per perdersi e scendere a compromessi, moderno Joe Gillis pronto a concedersi ad una versione laida e volgare di Norma Desmond pur di salire qualche gradino.
Se The Canyons raccontava la metamofosi del cinema nell'era del digitale, Maps to the Star racconta invece la paralisi del mondo che ruota intorno a quel cinema, lo showbusiness e i divi nell'era di The Canyons. Hollywood diviene una terra dei morti viventi, figure irrimediabilmente corrotte che complottano, tradiscono, si degradano e nascondono orribili segreti, con dinamiche e sviluppi degni delle peggiori soap-opera, come se fossero incapaci di sfuggire al loro ruolo, condannati a ripeterlo all'infinto. I corpi cronenberghiani si fanno sfacciatamente finti, fantasmi effimeri e patinati che potrebbero esistere soltanto sullo schermo e sarebbero disposti a tutto pur di rimanere nell'inquadratura. Nelle loro case, nelle loro vasche da bagno e nei loro letti, si agitano altri tipi di fantasmi, incorporei, o forse emanazioni di psicologie frammentate (eppure sanno cose che i personaggi non sanno), depositari di un'umanità perduta che tentano inutilmente di riportarli alla ragione, oppure osservatori come noi, che scendiamo dall'alto, cogliamo le loro vite per qualche istante e poi finalmente usciamo "a riveder le stelle".
Totentanz
Personaggi (nel vero senso del termine) senza speranza, condannati e pronti a condannare la propria prole, perché in ogni dramma famigliare che si rispetti le colpe dei padri devono necessariamente ricadere sui figli, e qui, proprio come in un girone infernale, il contrappasso consiste in una condanna a ripetere. Eppure la stiuazione è più complessa, basti pensare ad Havana Segrand, uno dei personaggi su cui il nostro sguardo si posa più a lungo, con cui dovremmo in qualche modo identificarci, una vittima, come si definisce lei, della madre, di un business spietato, dell'età... eppure quasi subito la sua maschera cade rivelando un altro tipo di fragilità, patetica e disgustosa, capace di nefandezze sempre più grandi e sempre più impensabili. Perché Maps to the Stars non è altro che una versione capovolta e incancrenita di Viale del Tramonto, l'affresco di un mondo rimasto fermo, condannato a ripetersi all'infinito, a perdersi ogni volta, una mappa delle stelle senza cordinate e senza via d'uscita. O forse la via d'uscita è proprio Agatha, unico vero personaggio cronenberghiano, carne lacerata e quindi viva, imperfetta, non patinata. Nella sua lucida follia, cerca di ritrovare l'amore e l'umanità che i genitori, messi di fronte alla loro mostruosità, hanno lasciato morire, una mostruosità che invece lei abbraccia in un brutale atto d'amore, plateale e ostentato come ogni gesto nel film, ma pur sempre un atto d'amore, come il poema di Paul Éluard recitato a più riprese dai personaggi, a cui Cronenberg e Wagner restituiscono un senso perduto: "quando poi, retrospettivamente, sono andato a studiarmi nel dettaglio tutta la sua genesi, ho visto che le intenzioni iniziali non erano quelle che sono state attribuite storicamente, ma c’era dietro la dedica d’amore nei confronti di una donna. In pratica è come se Bruce avesse riscoperto in modo istintivo il significato originario e nascosto nella poesia”.
E in fondo è un atto d'amore anche quello di Cronenberg e Wagner, perché per raccontare Holywood con uno sguardo così disilluso, devi amarla almeno un po', o forse semplicemente crederci, come ha osservato enrico ghezzi durante la conferenza stampa: "Personalmente non ho mai visto un film come questo, è una brillante e tragica dimostrazione del fatto che per realizzare un film devi credere in Hollywood o comunque credere in tutto oppure in niente."

lunedì 19 maggio 2014

Filmbuster(d)s - Stagione 2 - Episodio 19

Si, siamo tornati, e con una puntatazza di due ore carica di rabbia e frustrazione:
-Tante news ma nessuna posta del cuore, perché siete delle persone spregevoli
-Cannes: com'è andato fino ad oggi ? Quali film tenere d'occhio ?
-Film rimasti indietro: un veloce riassunto di cosa è passato in sala durante la festa del cinema.
-The Sacrament: Ti West sarà uscito indenne dal suo horror in POV ?
-Godzilla di Gareth Edwards: una delusione di proporzioni gozzilliane.

Buon ascolto!

[00:00:45] L'angolo del tripudio
[00:18:58] Cannes 
[00:39:40] Film rimasti indietro 
[00:50:00] The Sacrament
[01:12:00] Tutto su Godzilla


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domenica 18 maggio 2014

The Sacrament di Ti West

Nelle sale da MAI!

Da grande ammiratore di Ti West, si può dire che lo stessi aspettando al varco, dopotutto non girava un lungometraggio dal lontano 2011, e i suoi contributi ad horror collettivi come V/H/S e ABCs of Death hanno destato più di qualche perplessità. Insomma da un regista che ti abitua a film come The House of the Devil e The Innkeepers (ma anche prima con The Roost, che è un gran bell'esordio) ci si aspetta sempre lo stesso straordinario livello. Per cui, quando The Sacrament è stato finalmente annunciato, all'entusiasmo sono seguiti i dubbi: anche Ti West si era fatto sedurre dalla moda del found footage ? Persino lui, paladino dell'horror indipendente, aveva ceduto alle lusinghe del sottogenere più commerciale, per di più nella sua fase calante ? Gli ingredienti per il disastro c'erano tutti, a partire dall'assenza di Larry Fessenden tra i produttori, al suo posto il nome più ingombrante e minaccioso di Eli Roth, simpatico quanto volete ma parecchio distante dal tipo di horror "praticato" da West. E poi, altro terribile presagio, il film prendeva spunto da una storia vera...
Sam (AJ Bowen, già visto in The House of the Devil), Patrick e Jake (il regista Joe Swanberg) lavorano per il programma terlevisivo VICE come "immersionisti", cronisti coinvolti in prima persona negli eventi che scelgono di raccontare.

venerdì 16 maggio 2014

Godzilla di Gareth Edwards

Non si vede Godzilla nella locandina e
rispecchia alla perfezione il film
In sala dal 15 maggio.
"Let them fight".

Le premesse erano tra le migliori. Un pessimo, orripilante, disgustoso precedente capitolo, datato 1998 e diretto da Hal Emmerich. Così brutto e fuori luogo che era impossibile fare peggio, e questo già dava ampie speranze, ampie aspettative, ma anche ampie pacche sulla spalle. "Dai che stavolta j'a famo". Un regista giovane, esperto conoscitore della materia e con alle spalle un buon (non eccezionale) monster movie, come Gareth Edwards. Ed infine, forse la cosa più importante, l'apporto produttivo della Toho, la vera mamma di Godzilla, insomma, ai giapponesi spettava una parola importante all'interno del progetto.
Tutto molto bello, se poi pensiamo al livello raggiunto oggi dalla CGI e dal buon successo ottenuto con Pacific Rim. E invece niente. Per dirla molto in breve, il nuovo Godzilla è come andare allo stadio e sedersi dietro una colonna, come ascoltare una canzone alla radio dove prende poco il segnale, andare a una festa per rivedere un vecchio amico ma trovarlo troppo impegnato in altre conversazioni, come andare a fare un tour turistico di notte e sotto la pioggia. Un vedo non vedo fastidioso, o in questo caso un vero e proprio Mostro non Mostro.

martedì 13 maggio 2014

Alabama Monroe - Una storia d'amore di Felix van Groeningen

In sala dall'8 maggio.

Non vorrei neanche tornarci, ne parlarne, anzi non dovrei proprio. Perchè il cinema non vive di o viene consacrato dai premi, ne tanto meno dagli Oscar. Però dopo aver visto un altro concorrente de La Grande Bellezza mi prudono le mani, mi da ancora più fastidio che quel film di Sorrentino abbia potuto vincere e vincere così tanto. Mi piacerebbe sfogarmi, fare un paragone impietoso, continuare a discutere su quel premio, ma lascio perdere. Non ha importanza, le ragioni di quella vittoria sono abbastanza evidenti e banali, che non vale neanche la pena di perderci altro tempo.
Ecco finalmente che è arrivato nei nostri cinema Alabama Monroe, (The Broken Circle Breakdown) film belga di Felix van Groeningen, che racconta, come suggerisce il solito sottotitolo italiano non necessario, una storia d'amore, quella tra Didier e Elise, due anime molto diverse tra loro ma complementari, conosciutesi nella campagna belga. Lui cantante di bluegrass, con la barbona, un orso che vive in una roulotte perchè pigro, invece di restaurare la bella casa che sta a 100 metri sotto il suo naso.

lunedì 12 maggio 2014

La Stirpe del Male di Matt Bettinelli-Olpin e Tyler Gillett

Nelle sale dall'8 maggio

Ve li ricordate i Radio Silence ? No ? Tranquilli, sicuramente non giete gli unici, perché il gruppo di registi in questione non ha diretto altro che cortometraggi, e, più di recente, l'episodio conclusivo dell'horror antologico V/H/S, quello in cui quattro ragazzi, interpretati dai registi stessi, finivano per caso in una vecchia casa dove era in corso uno strano rito demoniaco.
Due di quei ragazzi, Matt Bettinelli-Olpin e Tyler Gillett, hanno approfittato del successo dell'operazione per passare finalmente ai lungometraggi (al contrario di registi più "navigati" come Ti West, che hanno compiuto il percorso inverso). Il loro esordio s'intitola La Stirpe del Male (in patria Devil's Due) e sembra proprio prendere spunto dall'episodio horror di cui parlavo poco fa.
Zach e Samantha stanno per convolare a nozze. Lui, influenzato dal padre, decide di immortalare la propria vita coniugale fin dai primissimi passi, compresa ovviamente la luna di miele a Santo Domingo. Qui i due sposini si lasciano trascinare in un locale esotico, dove però Samantha viene drogata e sottoposta ad uno strano rito religioso (non è chiaro perché la telecamera resti accesa). Al ritorno a casa lei scopre di aspettare un bambino, ma la gravidanza avrà degli sviluppi drammatici.

domenica 27 aprile 2014

The Search for Weng Weng di Andrew Leavold

Speciale Far East Film Festival 16.

Andrew Leavold è un pazzo, e chiunque lo conosce ve lo può confermare. Andrew è un movie geek australiano, un patito di cinema all'ultimo stadio, uno che se incontrasse Tarantino ne verrebbe fuori una discussione interessantissima che durerebbe anni (e hanno in comune anche il medesimo backgound da videonoleggio). E' talmente esperto di cinema che avendo visto tutto quello vale la pena vedere e che è conosciuto a tutti, si è dato ai b-movies di più infimo livello. Si è così imbattuto in un paio di film filippini strani quanto spettacolari; uno era The Impossible Kid e l'altro For Y'ur Height Only. Il secondo è addirittura una parodia dei film di James Bond. Protagonista di entrambi è Weng Weng un attore adulto alto 90 cm -guai chiamarlo nano. I film sono davvero spassosissimi, con il nostro piccolo agente segreto 00 alle prese con super criminali, sparatorie, esplosioni e naturalmente tante focose amanti.
Leavold, che ricordiamo, è pazzo, si è innamorato talmente di Weng Weng che ha deciso di partire alla volta delle Filippine per trovarlo o per lo meno per coprire qualcosa su di lui, come il vero nome, cos'altro avesse fatto etc... Tranquilli se non avete idea di chi sia sto Weng Weng, neanche nella sua patria d'origine se lo ricordano più in tanti. Leavold alla fine ci ha messo 7 anni, ma ha scoperto tutto quello che era possibile scoprire e ne ha tirato fuori questo bellissimo documentario su uno dei più grandi eroi sconosciuti dell'exploitation.

sabato 26 aprile 2014

The Amazing Spider-man - Il potere di Electro di Marc Webb

In sala dal 23 aprile.
 
Abbandonata e rinnegata malamente, da fans e produttori, la trilogia targata Sam Raimi, che tanto era andata bene al botteghino e tanto era piaciuta, salvo poi perdersi nel naufragio misterioso, clamoroso e volontario (diciamolo) del terzo capitolo, ecco che arriva il nuovo Spider-man, quello di Marc Webb, quello Amazing, qui al secondo capitolo di una trilogia. Addio al Peter Parker-Tobey Maguire tanto sfigatello e benvenuto al teenager ribelle con tanto di ciuffo Andrew Garfield, volto perfetto per incarnare un nuovo tipo di supereroe; sbruffone, strafottente, molto teen, molto ggiovane d'oggi, abbastanza figlio di quel Tony Stark che il pubblico tanto ama e tanto rimpiange.
Questo nuovo Uomo Ragno è figlio anche del suo nuovo "papà" cinematografico, ovvero Marc Webb, regista nato con una commedia romantica, 500 giorni insieme, e coi videoclip delle popstar più in voga. Uno dal pedegree quindi ben chiaro, prestato a sorpresa, ma neanche tanto, alle gesta dell'uomo in calzamaglia blu e rossa. Se nel primo Amazing Spider-man il tocco di Webb  (quasi 'ragnatela', spider web in inglese) si intravedeva, in questo secondo capitolo rompe gli argini e si impone alla grande, se non fosse che rimane pur sempre un film di supereroi, e di quelli devi parlare, purtroppo.

lunedì 21 aprile 2014

Gigolò per caso di John Turturro

In sala dal 17 aprile.

Quinta regia per John Turturro, di ritorno in patria dopo la gitarella a Napoli per il suo Passione, il docufilm sulla canzone napoletana. Dopo qualche dramma e l'apice raggiunto con la commedia romantica Romance & Cigarettes, ritorna al genere comico, lui che in questo campo ha un vero talento, come dimostrano i suoi tanti film con i fratelli Coen. E non lo fa da solo, si porta dietro un amico concittadino, il re della commedia americana della seconda metà del '900, Woody Allen, nuovamente attore dopo la breve comparsata nel francese Paris Manhattan. Una coppia tutta che prometteva scintille, in una commedia tipicamente newyorksese, tipicamente alleniana sotto molti aspetti e con un cast di belle attrici come Sharon Stone, Vanessa Paradis e Sofia Vergara tutte clienti da soddisfare per il magnaccia Allen e il prostituto Turturro. Era legittimo avere grandi aspettative, era legittimo andare al cinema per farsi due belle risate e invece niente, una bella delusione moscissima.
Woody Allen è un libraio disoccupato, con la sua attività chiusa a causa della crisi economica.

domenica 13 aprile 2014

The Grand Budapest Hotel di Wes Anderson

In sala dal 10 aprile.
Orso d'Argento al Festival di Berlino 2014.

Il mondo ha bisogno di Wes Anderson, ed in questo periodo di crisi e negatività ancora di più. Abbiamo bisogno del suo cinema, delle sua carrellate, dei suoi rallenty, dei movimenti di macchina precisi e "rotanti" e delle sue inquadrature sempre geometricamente perfette e simmetriche; abbiamo bisogno delle sue musiche, dei suoi capitoli, della cura per particolari forse insignificanti e dei suoi colori pastello; abbiamo bisogno delle sue storie strampalate, dei suoi personaggi eccentrici e delle sue storie d'amore tra fumetto e feuilleton. Abbiamo infine bisogno di perderci per un paio d'ore nel suo mondo, che esso sia un grande hotel una volta lussuoso e rinomato e oggi in declino, la tana di una volpe, un treno che viaggia per l'India, un isolotto al largo del New England, una casa borghese a Manhattan, un liceo dell'East Coast o infine un sottomarino in mezzo all'atlantico. Set ricostruiti a puntino frutto dell'immaginario fantastico di Anderson, a metà tra quadri o illustrazioni tecniche, un videogioco a scorrimento e una casa di bambole dove si può aprire la facciata e scivolare tra un piano e l'altro con immensa facilità, spiando queste piccole formichine all'opera nelle loro stanze, tutte indaffarate e mai ferme.
Dopo aver visto un suo film, rimane come un aura attorno ai nostri occhi e alla nostra visione del quotidiano, tutto sembra un film di Wes e ci muoviamo al rallenty, con una canzone indie pop come sottofondo.
Per questo che il suo ritorno con The Grand Budapest Hotel è un sollievo per l'anima e una vera gioia. C'è chi dice che Anderson si limita a fare e rifare lo stesso film utilizzando i suoi amichetti. Si potrebbe rispondere che decine di talentuosi e celeberrimi registi fanno e hanno fatto la stessa cosa, quindi non capisco dove sia il problema, ma una risposta migliore sarebbe, va benissimo così!

martedì 8 aprile 2014

Filmbuster(d)s - Stagione 2 - Episodio 18

Peni e vagine in quantità nella nuova puntata di Filmbuster(d)s, il podcast di cinema più provocatorio, nazista e misogino della rete.
Un sacco di news e poi ci buttiamo su Lars Von Trier e il suo Nymphomaniac, a cui diamo 3 colpi davanti e 5 dietro.
3+5

Buon ascolto!

[00:00:11] L'angolo del tripudio
[00:18:15] Lars Von Trier
[00:57:00] Nymphomaniac






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lunedì 7 aprile 2014

Nymphomaniac di Lars Von Trier

Volume 1 nelle sale dal 3 aprile.
Volume 2 dal 24 aprile.

La versione di Intrinseco

Parte 1 e 2
In questi giorni, in concomitanza con l'uscita italiana di Nympomaniac Volume 1, si sono rianimate le discussioni che puntualmente seguono e precedono i film di Lars Von Trier. Al di là delle chiacchiere sterili sui contenuti espliciti, a suscitare qualche interesse è stata soprattutto la polemica, anche questa già sentita, secondo cui alcuni critici e recensori tenderebbero a parlare più dell'uomo Lars Von Trier che del suo film (o dei suoi film), ad identificare totalmente il regista con la sua opera, e viceversa, basti pensare alle accuse di misoginia, che da Antichrist in poi sono diventate quasi un tormentone.
Eppure non parlare di lui è quasi impossibile (ci sto cascando anche io), un regista che ama provocare e sa benissimo quali tasti premere (la dedica a Tarkovskij, peraltro ripetuta), che annuncia pubblicamente di essere depresso e di girare film come forma di terapia, che rilascia dichiarazioni come quelle di Cannes e fa il suo show per le telecamere a Berlino. In un modo o nell'altro, il suo ego e le sue provocazioni arrivano sempre prima del film, e da questo punto di vista Nymphomaniac è il suo capolavoro, anticipato da una marketing virale che non ha nulla da invidiare a quello di Il Cavaliere Oscuro, tutto incentrato sul coinvolgimento in scene hard di attori più o meno celebri, che però sono stati "sostituiti" digitalmente. Un film diviso in due parti come il Kill Bill di Tarantino, distribuito in versione hard e soft per sfuggire ai tagli e vittima di una censura approvata dallo stesso autore, che tuttavia non vi ha partecipato direttamente.

mercoledì 26 marzo 2014

Il Ricatto di Eugenio Mira

Nelle sale dal 20 marzo

Reduce dall'insignificante Red Lights, Rodrigo Cortés ci riprova nelle vesti di produttore con Grand Piano, terzo lungometraggio del regista e compositore (!) Eugenio Mira, ennesima produzione spagnola con cast internazionale.
Tom Selznick (Elijah Wood) è uno dei più grandi pianisti viventi, ma non calca i palcoscenici da cinque anni perché non è in grado di suonare La Cinquette, un brano "impossibile" composto dal suo compianto mentore Patrick Godureaux. Quando finalmente accetta di riprovarci, durante un concerto in onore di Godureaux, Tom trova un messaggio sullo spartito musicale: "sbaglia una sola nota e morirai".
Un po' come Buried, il film che lanciò Rodrigo Cortés, Il Ricatto vive tutto nella sua sinossi, o meglio, in un'idea che almeno sulla carta sembra sufficiente a sostenere un'intero lungometraggio. Un one-man-show in cui il povero protagonista viene tenuto prigioniero in un'unica location, lì una bara sepolta, qui il palcoscenico di un teatro, sotto gli occhi ignari del pubblico.

martedì 25 marzo 2014

Lovelace di Rob Epstein, Jeffrey Friedman

In sala dal 27 marzo.

-Mississipi.
-Nomina l'unica cosa al mondo ad avere una gola più profonda di Linda Lovelace.

Gli anni 70 furono l'epoca d'oro del cinema porno. La rivoluzione sessuale del 1968 sdoganò completamente l'argomento taboo per eccellenza e il mondo iniziò a sentirsi più libero a riguardo, vivendo la propria sessualità, non più con vergogna ma con molta libertà. Chiaramente l'industria cinematografica per adulti sguazzò letteralmente in un ambiente simile. Ai tempi esistevano i cinema porno, anche in pieno centro, ben in vista e ben riforniti, internet ancora non ci inondava di milioni di video zozzi  al secondo e senza neanche alzarsi dalla sudaticcia poltrona di casa e i film si scrivevano(!). Sceneggiature complesse, ricche di battute divertenti per smorzare l'atmosfera, molto varie e originali, giusto per non mostrare solo decine di minuti ininterrotti di penetrazioni e/o sesso orale. Il pubblico, e le parti bassi, aveva quello che si aspettava e in più poteva appassionarsi ai personaggi e non annoiarsi (una volta finito sapete cosa). Tutto questo prima dei sex-tape casalinghi, delle camere a mano e degli amatori esibizionisti che hanno definitivamente tolto la creatività e l'inventiva. In fondo, credono loro, basta passare subito all'azione. In definitiva però il porno rimaneva chiaramente un prodotto di nicchia, fino a quando non arrivò Gola Profonda.

sabato 22 marzo 2014

The Imposter - L'Impostore di Bart Layton


Nelle sale dal 20 marzo*.

1994, San Antonio, Texas. Nicholas Barclay, 13 anni, esce di casa un pomeriggio per andare a giocare a basket al campetto. Nessuno della sua famiglia ha il tempo o il modo per andarlo a prendere e il ragazzo scompare misteriosamente.
1997 Linares, Spagna. Da una cabina telefonica arriva una misteriosa segnalazione alla stazione di polizia locale, da parte di due turisti americani. Hanno trovato un ragazzino, un connazionale, solo e impaurito. Quando la polizia va a verificare, trova solamente quest'ultimo. Dopo varie ricerche si scopre che si tratta proprio di Nicholas, rapito e sottoposto a violenze fisiche e sessuali, per 3 anni e mezzo dai suoi ignoti aguzzini. Viene subito avvisata la famiglia che corre a riprenderselo, ma qualcosa non funziona, in quasi quattro anni Nicholas è cambiato molto, persino troppo. Alcune cose possono essere spiegate dal passaggio dalla pubertà all'adolescenza, altre dal terribile trattamento a cui è stato sottoposto, ma molte non trovano alcuna spiegazione logica. Nicholas presenta dei connotati diversi, colore di occhi e capelli totalmente cambiati e uno strano accento non molto anglofono. Inoltre sembra molto più maturo di un normale diciassettenne. Eppure la famiglia lo riaccoglie senza battere ciglio, per loro quello è decisamente Nicholas. Che cosa c'è realmente sotto, qual'è la verità? 

mercoledì 19 marzo 2014

Filmbuster(d)s - Stagione 2 - Episodio 17

Filmbuster(d)s il podcast di cinema con un residuo fisso a 180 °C di 14 mg/litro.
In questa puntata:
Fruitvale Station, un indie americano basato su una tragica storia vera.
Veronica Mars, il film tratto dall'omonima serie televisiva e finanziato tramite Kickstarter.
Her di Spike Jonze, il filmazzo della settimana nonché premio Oscar 2014 per la miglior sceneggiatura.

Buon ascolto!

[00:00:40] L'angolo del tripudio
[00:10:44] La posta del cuore
[00:21:50] Fruitvale Station
[00:35:30] Veronica Mars - Il Film
[00:51:00] Lei di Spike Jonze





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domenica 16 marzo 2014

Lei di Spike Jonze

In sala dal 13 marzo.

“I think anybody who falls in love is a freak. It’s a kind of socially acceptable insanity”
Quindici anni fa, i computer erano uno strumento di lavoro, erano dei semplici terminali. Se ne avevamo qualcuno a casa, erano in pratica delle consolle di gioco. Pochi anni dopo, con internet sempre più utilizzato e migliorato, i computer diventarono un elettrodomestico presente in ogni abitazione e non costituivano più un segreto per noi. Ridotte dimensioni, abbastanza veloci e pratici, ci permettevano di scaricare qualsiasi materiale dalla rete, elaborare testi, immagazzinare le nostre foto etc... Poi il corso delle cose ha preso una velocità folle ma prevedibile. Oggi non riusciamo, anche volendo, a stare un giorno senza un computer. Hanno assunto le forme più improbabili e peculiari, senza tuttavia perdere potenza o efficienza. Ci svegliamo con loro, mangiamo davanti a loro, ce li portiamo in giro, non riusciamo a dormire se non passiamo con loro almeno una mezz'oretta serale. La nostra vita è gestita da un computer, i nostri contatti col mondo passano attraverso un computer e idem per tanti altri piccoli aspetti a cui non diamo magari troppa importanza.
Che china potrebbe prendere questo rapporto? Her-Lei, ambientato in un ipotetico 2025, in una grande città senza nome, prova a fare un'ipotesi: diventeranno i nostri compagni di vita, nell'accezione sentimentale del termine (si anche oggi esiste già gente che ama e che fa sesso col proprio PC, lo so). Senza provare troppa vergogna nel confessarlo e senza incontrare il giudizio negativo altrui.

sabato 15 marzo 2014

Veronica Mars - Il film di Rob Thomas

Disponibile in digital download dal 14 marzo e in formato home video dal 15 maggio.

"La vecchia Veronica era arrabbiata, vendicativa...e quella nuova? Dicono che sono un marshmallow"
Che cosa meravigliosa è questo Kickstarter. Non tanto perchè ci permette di aiutare, contribuendo con due spicci, qualche regista indie o magari anche affermato (come Spike Lee o Paul Schrader) nella realizzazione di un suo progetto snobbato dai grandi studios, ma perchè permette al film di arrivare dritto a casa nostra, in ottimo formato, in maniera legale e soprattutto in tempi brevissimi. Persino l'Italia, presa dall'entusiasmo, si è messa a doppiare di corsa. Il futuro del cinema sembra sempre più propenso a escludere la sala da cui una volta dipendeva.
Veronica Mars dunque, dove ci eravamo lasciati? Era il 2007 quando le avventure della giovane detective di Neptune, giunte alla terza stagione, terminavano di colpo. Niente di rimasto in sospeso per fortuna ma il network decise che era tempo di passare ad altro. Da quel giorno iniziarono incessanti le voci e le richieste di creare un film continuativo della serie. La stessa Kristen Bell su twitter era il capopopolo di un'orda di marshmallow (nomignolo dei fan della serie, di cui sono un fiero membro) affamata. Ora, dopo ben 7 anni siamo stati accontentati, tramite/grazie a proprio Kickstarter. Non è passato un po' troppo tempo? Vediamo com'è andata.

lunedì 10 marzo 2014

Fruitvale Station di Ryan Coogler

In sala dal 13 marzo.

Ogni anno ha il suo indie "peso massimo", quel film indipendente che attira l'attenzione dei media, del pubblico generico, che viene invitato ai grandi e piccoli festival, dove vince pure qualcosina, e ottiene così una distribuzione internazionale. L'anno scorso fu il caso di Beasts of the Southern Wild di Behn Zeitilin, vincitore a Cannes, lodato da tutti i critici, finito addirittura ad essere pluricandidato agli Oscar (forse primissimo caso di un film indie così piccolo ad essere candidato come miglior film). Quest'anno tocca a Fruitvale Station, che ha moltissime cose in comune con il film di Zeitlin: indirettamente, ma neanche tanto, parla di razzismo, ha vinto al Sundance e a Cannes, molti lo inseriscono nella loro top 10 annuale e vede protagonisti un padre a una bambina afroamericani con un rapporto molto forte, costretti a dividersi.
Fruitvale Station si basa su un fatto realmente accaduto e parte proprio da un real footage, da immagini reali riprese da un cellulare. Notte dell'ultimo dell'anno 2008, in seguito ad alcuni disordini, la BART (la linea metropolitana che collega tutta la baia di San Francisco) deve fare una fermata prolungata alla stazione Fruitvale, in modo da permettere alla polizia di arrivare sul luogo e intervenire. I poliziotti fermano cinuqe giovani ragazzi di colore, probabilmente collegati ai disordini. Alle ore 2 circa, dalla pistola di un agente parte uno sparo che colpisce in piena schiena Oscar Grant. Il film ripercorre le sue ultime ventiquattro ore di vita.

venerdì 7 marzo 2014

Short Term 12 di Destin Cretton

Senza data di uscita italiana per ora.
In concorso al 66° Festival del film di Locarno.
 
10 minuti di applausi senza sosta (e qualche lacrimone) alla prima internazionale nel PalaFevi di Locarno, una pioggia di consensi da parte della critica mondiale, premi in ogni dove e futuro brillante per regista (già in produzione un film con Jennifer Lawrence) e attrice protagonista.
Trattasi di uno dei tre o quattro casi -positivi- dell'anno. Chi dice che il cinema americano è morto non sa evidentemente di cosa parla. Sempre più influenzato dal minimalismo europeo e asiatico e dagli autori più underground della propria scuola, si reinventa in continuazione in queste piccole produzioni indipendenti che rimangono sotto traccia, trionfi di modestia di cui nessuno se ne accorge. Un cinema vivo più che mai, che si crogiola all'ombra delle mega produzioni e dei blockbusters, e che è, in maniera sempre più evidente, il futuro che avanza di questo pazzo pazzo business.
Versione lungometraggio dell'omonimo corto made in 2008 dello stesso Cretton, basato sulle sue reali esperienze, Short Term 12 è ambientato tra le mura e i cancelli di un centro educativo per adolescenti problematici nella zona di San Francisco.

martedì 4 marzo 2014

Filmbuster(d)s - Stagione 2 - Episodio 16

E anche quest'anno gli Oscar ce li siamo levati. Noi ci siamo persi la cerimonia perché abbiamo dormito alla grandissima, ma ora eccoci belli freschi a commentare vincitori e vinti. Dopodiché vi parliamo di due ottimi film usciti dall'ultimo Festival di Roma: Tir di Alberto Fasulo e Snowpiercer di Bong Joon-ho.

Buon ascolto!

[00:00:12] L'angolo del tripudio
[00:09:44] La posta del cuore
[00:22:40] I vincitori degli Oscar 2014
[00:47:00] Tir di Alberto Fasulo
[01:02:28] Speciale Bong Joon-Ho
[01:31:28] Snowpiercer




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sabato 1 marzo 2014

Snowpiercer di Bong Joon-ho

Nelle sale dal 27 febbraio

"La rivoluzione non è un pranzo di gala"
Da un punto di vista strettamente cinematografico, la Corea si può considerare a tutti gli effetti una nuova potenza mondiale, la patria di un'industria cinematografica rigogliosissima, capace di conciliare grande cinema d'autore e intrattenimento di altissimo livello. Così piccola e distante eppure così minacciosa per il monopolio hollywoodiano dell'intrattenimento. Naturalmente Hollywood se n'è accorta e, come capita spesso (anche di recente, con 12 Anni Schiavo), ha cercato di portare il cinema straniero negli Stati Uniti, di americanizzarlo e addomesticarlo, lo abbiamo visto poco tempo fa con il remake di Oldboy, ma anche l'anno scorso con le trasferte di Kim Jee-woon (The Last Stand) e Park Chan-wook (Stoker). Ma Snowpiercer è un caso a parte, forse addirittura unico: il film più costoso nella storia del cinema coreano (ha stracciato il record di The Host, sempre di Bong Joon-ho), per metà finanziato dal perfido Weinstein, ma per l'altra da case di produzione rigorosamente coreane, tra cui la Moho Film di Park Chan-wook. Per di più le riprese sono avvenute in Repubblica Ceca, che non è la Corea ma non sono nemmeno gli Stati Uniti. Insomma, forse per la prima volta nella storia, non è il regista coreano ad andare in trasferta ad Hollywood, ma è Hollywood che presta i suoi soldi e i suoi attori ad una grossa produzione coreana. Sottigliezze direte voi, eppure a me sembra una cosa davvero grossa.

giovedì 27 febbraio 2014

Tir di Alberto Fasulo

Nelle sale dal 27 febbraio
Vincitore del Marc'Aurelio d'Oro al Festival di Roma 2013.

La versione di Intrinseco
Tir è prima di tutto un film sulle (e ambientato nelle) distanze, quelle che separano il punto di partenza dalla destinazione, il luogo in cui le merci vengono caricate da quello in cui vengono scaricate, ma anche delle distanze dalla propria casa e i propri affetti, non a caso il protagonista -se così si può definire- è Branko, un insegnate sloveno che ha abbandonato il suo lavoro (di nuovo un allontanamento) per un altro più remunerativo, un eterno migrante che lascia moglie e figli e si reinventa camionista (un po' come l'attore, che ha preso la patente ed è letteralmente diventato il personaggio). Così il Tir che dà il titolo al film diventa la sua casa, un'unica claustrofobica location che però è in continuo movimento tra tanti non-luoghi, prima condivisa con un altro -il connazionale Maki- e poi vissuta in solitudine, per dormire, cucinare o lavarsi, un rifugio perennemente instabile che di punto in bianco potrebbe essere scambiato con un altro. Le cose importanti, quelle che in un film convenzionale sarebbero centro e motore della narrazione, sono lontane, chiuse fuori dalla cabina del camion. I rapporti umani, la famiglia e i soldi li intravediamo soltanto, o meglio, li sentiamo attraverso il viva voce del cellulare di Branko, l'unico filo che tiene ancorato quest'uomo alla deriva.

mercoledì 26 febbraio 2014

Filmbuster(d)s - Stagione 2 - Episodio 15

Puntata light!
Cos'hanno in comune lo schiavo liberato Solomon Northup e la scrittrice che ha inventato Mary Poppins ? Scopritelo nella nuova puntata di Filmbuster(d)s, in cui vi parliamo di Saving Mr. Banks e 12 Anni Schiavo.

Buon ascolto!

[00:00:35] L'angolo del tripudio
[00:16:30] La posta del cuore
[00:25:40] Saving Mr. Banks
[00:45:40] 12 Anni Schiavo




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domenica 23 febbraio 2014

12 Anni Schiavo di Steve McQueen

Nelle sale dal 20 febbraio

All'inizio del trailer italiano del film, tra le frasi lapidarie prese dalle recensioni, ce n'è una surreale di Variety: "Se Django ha aperto la porta, 12 Years a Slave l'ha spalancata." che per quanto possa suonare ridicola, solleva un interrogativo interessante: il film di Tarantino ha effettivamente infranto qualche tabù ? Ha davvero smosso le acque ? O, più semplicemente, Hollywood si è accorta di un'altra gallina dalle uova d'oro ? Qualunque sia la ragione, negli ultimi due anni il cinema americano si è invaghito del tema schiavitù (e affini), prima con Lincoln e Django Unchained, ora con l'orribile The Butler e il film di McQueen. Un invaghimento che va di pari passo con quello per le storie vere, proprio come quella di Solomon Northup (Chiwetel Eljofor), un violinista nato libero che nel 1841 venne rapito con l'inganno e venduto come schiavo in Georgia, dove trascorse 12 anni della sua vita.

giovedì 20 febbraio 2014

Saving Mr. Banks di John Lee Hancock

In sala dal 20 febbraio.

Ve lo ricordate Mary Poppins? Le sue splendide canzoni, la meravigliosa Julie Andrews, il bizzarro Dick Van Dyke. Uscì in America esattamente 50 anni fa e divenne ben presto un super classico. Incassò milioni e milioni di dollari diventando il più grande successo nella storia dello studio, venne addirittura nominato all'oscar per Miglior Film (l'unico Disney con Walt ancora in vita a riuscirci) mentre Julie Andrews vinse la statuetta per Migliore Attrice.
Eppure il parto fu uno dei più lunghi e difficili dell'intera storia del cinema americano. Iniziò quasi 25 anni prima della sua uscita al cinema, quando Walt Disney scoprì il libro omonimo, scritto da P.L. Travers, che faceva letteralmente impazzire le sue figlie. Volle trasformarlo fin da subito in un film e al grido di "Io non tradisco mai una promessa fatta alle mie figlie", cercò di comprare i diritti dalla signora Travers, per nulla intenzionata a cederli, per nessuna cifra al mondo. Dopo vent'anni di concessioni, avvicinamenti e allontanamenti, nel 1961 miss Travers sembrò iniziare a cedere e acconsentì a partire per Los Angeles dove avrebbe discusso e corretto, insieme agli sceneggiatori Disney, il copione finale del film. Avendo lei l'ultima parola, solo se tutto fosse stato di suo piacere, avrebbe firmato la cessione dei diritti. Ma cosa c'era dietro tutto l'astio e la malfidenza di questa algida e avvizzita signora inglese?

domenica 16 febbraio 2014

Monuments Men di George Clooney

In sala dal 13 febbraio.

Versione de Il Monco.
Facciamo ora un salto immaginario in un futuro distopico. La Germania è sul piede di guerra, ritira fuori la palla del liebestraum, crea il quarto reich e invade l'intera Europa e gli Stati Uniti. A parte diventare la nuova super potenza mondiale, vuole anche trafugare tutta l'arte migliore di ogni paese per esporla nei propri musei. Pittura, scultura, musica e anche il cinema. Ecco, l'ultimo film di George Clooney non lo toccherebbero neanche con un bastone. Neppure loro.
George ma che ti è successo? Eri e sei un solido attore, sei diventato anche un produttore dall'ottimo fiuto, sei passato pure dietro la macchina da presa regalandoci ottimi film (e un divertissement personale), scritti quasi tutti da te, e adesso te ne esci con sta roba? 
Monuments Men è insostenibile. E' un coacervo di scelte intollerabili ed errori da mestierante che da Clooney non ci saremmo mai aspettati. Sembra che di questo film non si riesca a salvare nulla, a partire da una sceneggiatura raffazzonata con enormi cambi di ritmo inspiegabili, sottolineati da un montaggio schizofrenico che passa da una scenetta-situazione all'altra in pochi secondi. Molto spesso sembra che neppure i personaggi sappiano bene cosa stanno facendo, e in quei momenti tutti si ferma di colpo, in uno stallo d'imbarazzo.

venerdì 14 febbraio 2014

Vijay – Il mio amico indiano di Sam Garbarski

In sala dal 13 febbraio.

"Il funerale è per i vivi. Tu non ci sarai tanto".
"...vedremo"
Torna Garbarski a 6 anni dall'acclamato Irina Palm e cambia registro. Da una commedia-dramma con momenti "scorretti" e dal sapore molto british, a una commedia leggera e classica ambientata nella grande mela. 
Come si può, giunti alla quarantina, ravvivare il proprio matrimonio? Come si riesce, dopo 20 anni con la stessa donna, a riaccendere il desiderio o anche solo per un istante, sembrare una persona diversa, e non la solita (noiosa) con cui ci si sveglia ogni mattina? Dura, durissima, molti matrimoni finiscono in frantumi proprio per questo motivo: la mancanza di varietà.
Will Wilder -pronunciato all'americana, che cosa brutta-, attore tv nato in Germania e emigrato a New York si ritrova in questa situazione. Dopo tanti anni felici, riassunti da una bella animazione stile Up sui titoli di testa, con Julia, qualcosa si è rotto. Il sesso manca da 10 mesi, tanto che addirittura si dorme con due letti separati, e le chiacchiere e le gentilezze stanno a zero. In soccorso di Will arriva un'inaspettata tragedia. Il giorno del suo compleanno, mentre crede che tutti se ne siano dimenticati, gli viene rubata la macchina, con tanti di documenti e cellulare, ma il ladro, si schianta e muore sul colpo, lasciando solo un involucro carbonizzato.

martedì 11 febbraio 2014

Filmbuster(d)s - Stagione 2 - Episodio 14

Altra puntatona colossale!
Ci rattristiamo ricordando il compianto Philip Seymour Hoffman, torniamo allegri con lo specialone sui fratelli Coen e poi ci rattristiamo di nuovo parlando del loro ultimo splendido film: Inside Llewyn Davis. Per tirarci su il morale concludiamo con l'ottimo All is Lost di J.C. Chandor.

Buon ascolto!

[00:00:35] L'angolo del tripudio
[00:17:25] La posta del cuore
[00:32:15] Un ricordo di Philip Seymour Hoffman
[01:00:20] Speciale fratelli Coen
[01:41:15] A proposito di Davis
[02:27:25] All is Lost




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domenica 9 febbraio 2014

A proposito di Davis di Joel e Ethan Coen

Nelle sale dal 6 febbraio

Play me something from Inside Llewyn Davis

Molti mesi fa, di fronte alle prime immagini di Inside Llewyn Davis, poteva sorgere il sospetto che sotto la barba nerissima di Oscar Isaac si nascondesse l'ennesima incarnazione cinematografica di Bob Dylan. Oggi invece sappiamo che il protagonista è vagamente ispirato a Dave Van Ronk, figura chiave nella scena folk newyorkese all'inizio degli anni '60. Il pre Bob Dylan insomma, prima che il folk americano diventasse protagonista di una piccola rivoluzione culturale. Ma per i Coen il dato biografico è collaterale, e, nonostante le ovvie analogie, il loro musicista vagabondo è piuttosto lontano da entrambe le figure in questione.
Llewyn Davis si muove nel Greenwich Village del 1961. Si muove letteralmente, da un appartamento all'altro, da un divano all'altro, sempre in fuga dai debiti, sempre alla ricerca di un pasto gratis o di un posto dove passare la notte. Dipende dagli altri perché non vuole lavorare, e non vuole lavorare perché esistere non gli basta. Unico superstite di un duo folk (e qui forse c'è dell'autobiografia. I Coen funzionerebbero separatamente ?), attraversa New York, e un pezzettino di America, alla ricerca della grande occasione, con la fedele chitarra in mano e un gatto sotto braccio.