sabato 10 agosto 2013

The Dirties di Matt Johnson - Locarno66

Concorso Cineasti del presente

Si aprono in bellezza questi nostri (pochi) giorni al Festival del film di Locarno. La prima tappa è dedicata a The Dirties del giovanissimo Matt Johnson, uno studente di cinema canadese che si era fatto notare in patria con una web series e un piccolo cortometraggio sbarcato al Toronto International Film Festival. Ed è proprio l'esperienza al Talent Lab del TIFF che gli ha dato l'idea per un lungometraggio.
The Dirties è la storia di Matt (interpretato dal regista) e Owen, due studenti del liceo che trovano nell'amicizia reciproca un rifugio contro le angherie dei bulli. Matt in partiolare è un grandissimo appassionato di cinema, e insieme all'amico del cuore dedica tutto il suo tempo libero alla realizzazione di piccoli film. Il loro ultimo progetto, The Dirties, è la storia di due poliziotti che cercano di liberare la città (la scuola) da una banda di pericolosi criminali (i bulli, o "dirties"). Ma il progetto scolastico sfugge loro di mano.
The Dirties è uno di quegli esordi fulminanti che non capitano proprio tutti i giorni, un ottimo film ma soprattutto un lungometraggio sorprendentemente complesso per un regista così giovane e culturalmente distante da determinate tematiche.
Almeno all'apparenza, la forma è quella tipica e abusatissima del mockumentary, in questo caso la finta ricostruzione della vita di una scuola qualsiasi attraverso la vita di due ragazzi qualsiasi, pedinati in continuazione da un'invadente telecamera a mano. Ma la trovata geniale sta proprio qui, in questa telecamera a mano che è allo stesso tempo elemento interno alla scena ed esterno ad essa, qualcosa che i personaggi non possono percepire ma a cui Matt si rivolge direttamente creando un interessante effetto straniante (Matt parla a un certo Jared, che nella realtà è il suo direttore della fotografia), o un cortocircuito narrativo che sposta continuamente il film dal piano del mockumentary a quello della fiction pura e semplice, con risultati che ricordano molto Il Cameramen e l'assassino di Belvaux, Bonzel e Pooelvorde (C'est arrivé près de chez vous, 1922).
E sul piano della fiction The Dirties funziona alla grande, osservare i due protagonisti alle prese con il cortometraggio è infatti assolutamente spassoso, soprattutto grazie all'esuberantissimo Matt, deciso ad infarcire ogni scena del suo film e ogni situazione di vita reale con le più disparate citazioni cinematografiche, da Essere John Malkovich di Spike Jonze a Irreversible di Gaspar Noe. Una deliziosa leggerezza che crea un contrasto forte ed estremamente efficace con tutta la seconda parte, in cui il dramma e i fatti di cronaca irrompono prepotentemente ma con il giusto tatto, lasciando lo spettatore confuso e rintronato, testimone impassibile e in un certo senso complice di quello che avviene sullo schermo.
The Dirties torna su impostazioni stilistiche preconfezionate (il mockumentary) e riaffronta tematiche già viste in tanti film (la violenza nelle scuole), ma lo fa con uno stile fresco e genuino, trattando tematiche molto spinose con grande intelligenza. Notevoli anche le interpretazioni, in particolare quella dello stesso Johnson, che si muove con grande naturalezza anche davanti alla telecamera, forse perché si limita ad interpretare se stesso.
Un altro giovanotto da tenere d'occhio.

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