domenica 4 agosto 2013

La notte del giudizio di James DeMonaco

Al cinema da giovedì 1 agosto

La notte del giudizio (The Purge) è l'ultima scommessa della Blumhouse di Jason Blum, uno dei produttori dietro molte delle principali produzioni horror recenti, da Paranormal Activity al discreto Sinister. Uno che sa quello che fa insomma, e infatti The Purge, con un budget di appena tre milioni di dollari, ne ha incassati più di trenta solo nel primo weekend, aprendo la strada ad un seguito in meno di un nanosecondo.
Per porre fine all'ondata di povertà, disoccupazione e criminalità che ha portato l'America sull'orlo del baratro, i Nuovi Padri Fondatori istituiscono lo "sfogo" annuale (La Purga aveva un suono troppo scatologico), una finestra di dodici ore nella notte del 5 luglio in cui le leggi vengono soppresse e ognuno è libero di dare sfogo alle proprie pulsioni animalesche per il bene del paese.
Il 5 luglio del 2022 la famiglia Sandin (Ethan Hawke, la belissima Lena Headey e relativa prole) si barrica in casa dietro un sofisticatissimo sistema di sicurezza, disposti ad accettare lo sfogo ma non a parteciparvi.
La premessa, più vicina alla fantascienza distopica che all'horror, è estremamente intrigante, una di quelle idee azzeccatissime che traggono forza proprio dalla loro semplicità: in un futuro riconoscibile e non troppo remoto viene inserito un elemento straniante (la violenza) per scatenare una riflessione più o meno forte sul presente. Un tema piuttosto caro alla fantascienza classica che è recentemente tornato alla ribalta soprattutto grazie al successo di The Hunger Games (a me però ha fatto venire in mente l'episodio Il ritorno degli Arconti di Star Trek).
In La notte del giudizio però questa premessa rimane tale, perché James DeMonaco (sceneggiatore del remake di Distretto 13, brr...) preferisce mantenersi sui rassicuranti binari dell'home invasion, trattando l'elemento fantascientifico come un semplice pretesto per servire allo spettatore l'ennesimo collaudatissimo assedio domestico. Di conseguenza quel sottotesto socio-politico così interessante va un po' a farsi benedire, e, nelle rare occasioni in cui emerge, lo fa nel modo più banale e diretto possibile, puntando tutto su una rappresentazione più esplicita possibile della violenza o su situazioni didascaliche che dovrebbero mettere il protagonista (e lo spettatore) di fronte alla sua ipocrisia. Come accade in molti di questi film infatti il punto è sempre lo stesso, l'allegra famigliola alto-borghese che rifiuta il concetto di violenza verrà in qualche modo costretta a venire a patti con il proprio lato più bestiale, secondo dinamiche viste e straviste che The Purge ripropone senza nessuna novità, e soprattutto senza la capacità di renderle interessanti come hanno fatto decine di film prima di lui, a partire da classici come Cane di paglia o Funny Games.
Come banalissimo thriller comunque il film funzionicchia, senza guizzi creativi e senza scossoni, ma con una tensione che ogni tanto riesce persino a farsi palpabile, in particolare durante tutta quella sequenza in cui i protagonisti si riuniscono alla luce dei monitor per attendere insieme l'ora fatidica, e subito dopo, quando i primi colpi d'arma da fuoco iniziano a riecheggiare oltre le porte blindate. La seconda parte del film invece, nonostante l'azione confusionaria e il ritmo concitato, è quella che fuziona meno, non tanto per le forzature più o meno tollerabili che mettono in moto gli eventi, ma per tutta una serie di situazioni riproposte un numero improbabile di volte senza nessuna variazione o vergogna, come il continuo girovagare in un dedalo di corridoi bui alla ricerca dell'ennesimo jump scare, o tutte quelle volte in cui uno o più personaggi vengono sorpresi alle spalle da un altro personaggio creduto morto, o di cui ci siamo semplicemente dimenticati. Una ripetitività e una povertà di idee che scatenano qualche sbadiglio di troppo per un film di appena 85 minuti. Ma stringi stringi La notte del giudizio è solo l'ultimo di tanti (troppi) home invasion che non hanno nulla da aggiungere al discorso, il classico prodotto estivo di cui ci si può anche accontentare ma che alla fine sparisce nel nulla con il caldo.
Resta solo il mistero dell'incasso stratosferico, sarà la penuria di film ?

1 commento:

  1. L'idea di fondo è tanto buona quanto stupida, appunto per questo il film mi ispira parecchio. Il fatto è che mi aspetto, come sembra confermare la rece, uno smosciamento con l'incedere del minutaggio. Boh, effettivamente però non mi resta altro da vedere...

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