venerdì 9 agosto 2013

Tra lirica e imitazioni di gatto Silvestro, la conversazione con Christopher Lee - Locarno66

Neanche la pioggia può fermare uno come sir Christopher Lee. Oltre 200 film all'attivo in cui è stato di volta in volta, il re dell'horror (anche se lui non ama questa definizione), uno dei cattivi più memorabili della saga di James Bond, Scaramanga, l'uomo dalla pistola d'oro, il conte Dooku di Star Wars e Saruman de Il signore degli anelli, due delle saghe più amate del nuovo millennio, Fu Manchu, Mohammed Ali Jinnah, Rochefort, Dracula e questi non sono solo che alcuni dei suoi ruoli più celebri, all'interno di una carriera iniziata ben 67 anni fa.
E se questo non dovesse bastare, è stato uno degli ospiti di maggiore successo nella storia del Saturday Night Live, ha prestato la sua voce a molti videogiochi e si è persino buttato nella lirica per rinascere oggi come cantante heavy metal con due dischi all'attivo.
"Sorprendere sempre il proprio pubblico" così ha detto oggi ad un pubblico divertito e appunto sorpreso dalla mille facce di un artista eterno. Nell'intervista "condotta" da Emmnauel Burdeau senza una struttura precisa (o meglio, c'era ma è saltata presto davanti agli aneddoti di sir Lee), l'attore inglese si è lasciato andare ai ricordi più spassionati legati ai suoi film e ai suoi colleghi. 
Come Peter Cushing, con cui ha lavorato in decine di film, attore e persona formidabile, "sapeva prepararsi la pipa, leggere il giornale, recitare e bere il te nello stesso momento, senza nessuna difficoltà" ricorda Lee "ma aveva anche un piccolo difetto. Pronunciava le T in modo molto marcato. Io lo prendevo spesso in giro ma lui non se ne accorgeva mai". Un'amicizia durata decenni e coronata da tanti scherzetti come quando Lee chiamava spesso Cushing al telefono imitando di volta in volta diversi personaggi dei cartoons, da Silvestro a Yosemite Sam (riproposti al momento e ancora molto somiglianti).
O quando ebbe qualche piccolo screzio con Oliver Reed sul set de Il ritorno dei tre moschettieri. Durante la celebre scena dello scontro tra i due, ogni volta che chiudeva brevemente un occhio, Reed brandiva la spada con entrambe le mani e scaraventava un colpo secco diretto sulla sua testa. Ora, le spade erano vere e il gesto non era nel copione, per cui ogni volta Lee si fermava  e ricordava a Reed cosa dovesse fare e di stare attento. Alla terza volta, colpì di striscio il suo collega, lacerandogli l'intero costume, per poi dirgli, "Oliver, chi ti ha insegnato a maneggiare la spada? Tu disse lui. Esatto, e ricordatelo bene".

Per quanto riguarda invece i suoi ruoli recenti, ha ricordato come, fin dal 1955, quando lesse per la prima volta Il signore degli anelli e incontrò velocemente Tolkien, il suo sogno fosse stato quello di interpretare Gandalf. Quando Peter Jackson lo chiamò e gli chiese di leggere due o tre righe proprio di Gandalf, non gli sembrava vero. Pochi giorni dopo lo richiamarono "Complimenti, sarai Saruman, mi dissero. Ah, bene, insomma, va bene lo stesso". Il sogno si era comunque realizzato e "Jackson è un genio, solo lui poteva portare in scena così magistralmente il fantasy ambientato nella terra di mezzo".
Una piccola grande delusione rimane The wicker man il suo film preferito ma anche quello per cui soffre ancora oggi. Infatti l'opera ha subito un drastico taglio, di circa 25 minuti, voluto da qualche produttore. Rimane tuttavia profondamente legato al film di Hardy e scritto da Anthony Shaffer ma è "una tragedia che nessuno possa vedere la vera versione finale, sparita misteriosamente, ma di questo non posso parlare anche se ho una teoria a riguardo". Al secondo posto della sua personale classifica dei film a cui è più legato appare lo sconosciuto  Jinnah dove interpretava il celebre leader pakistano. Nonostante non gli assomigliasse granchè, le persone per strada lo ringraziavano per la fenomenale interpretazione di uno dei personaggi più importanti della loro storia.

Poco prima di cedere il palco ha ricordato la sua celebre apparizione al Saturday Night Live e la dedica che John Belushi gli fece ("To Christoper Lee, number one in the biz. John Belushi number two") che lo portò a girare 1941 - Allarme a Hollywood, il cult con Belushi appunto diretto da Steven Spielberg. La commedia rimane un suo grande rimpianto, in quanto ne ha girate solo 4 o 5 nonostante sia evidente il suo talento comico. 
Conclusione con il botto, ovvero con una breve esibizione canora. Dopo aver ricordato come è entrato nel mondo dell'heavy metal passando da Stoccolma e dalla lirica, ha interpretato il vecchio inquisitore cieco del Don Carlos, lasciando il pubblico di stucco e raccogliendo applausi scroscianti.

Locarno, dopo averlo premiato con l'Excellence Award nella giornata inaugurale, celebra il leggendario attore con la proiezione di due suoi classici come The wicker man, Il mastino dei Baskerville e il meno noto Umbracle.
Sul sito del festival pardo.ch nella sezione multimedia potrete rivedere l'intera intervista compreso il pezzo improvvisato di lirica.
Oppure qui

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